Corriere della Sera - articolo di Vincenzo Trione
L'arte che non sembra: anche colorare è un modo per creare
Cinque allievi di Brera e un libro per adulti: così reinventano linee obbligate
Vincenzo Trione
L'appuntamento è fissato per un lunedì di inizio marzo. Ci incontriamo in via Solferino 28. In loro, un misto di timidezza e disorientamento. Varchiamo la soglia dell'edificio progettato da Luca Beltrami. Ci accolgono alcuni amici del «Corriere della Sera». Il set di questa inconsueta performance è la redazione culturale. un lungo tavolo, intorno a cui siedono subito i nostri giovani ospiti. Sono cinque studenti dell'Accademia di Belle Arti di Brera. Hanno formazioni diverse. Due italiani: Barnaba Canali ed Elias Bertoldo; un iraniano: Soheil Naderi; una cinese: Wu Shulan; e una senegalese (nata a Cernusco sul Naviglio): Binta Diaw. Abbiamo dato loro qualche piccolo suggerimento sulla prova che stanno per cominciare e alcune indicazioni organizzative: portate colori, materiali, attrezzi. Sopratutto, siate tranquilli. verrete spiati ma lavorate come nelle aule dei vostri laboratori. Tempo: un'ora. Ma si potrà sforare.
Forse è la prima volta che una stanza del «Corriere» si trasforma in un atelier per artisti poco più che ventenni, i cui atti — talvolta ancora ingenui — stanno per essere filmati e fotografati da una piccola troupe. Il soggetto di questo happening è costituito da un volume — Lost Ocean, in italiano l'«Oceano delle meraviglie» — che appartiene a un genere ibrido ora di grande successo: i coloring book. Provate a recarvi in qualsiasi libreria italiana: intere sezioni sono dedicate proprio ai «libri da colorare per adulti». Che stanno riscuotendo un'ampia fortuna non solo da noi. In Gran Bretagna e negli Stati Uniti sono il fenomeno editoriale degli ultimi mesi: otto tra i venti bestseller di Amazon (nel Natale 2015) rientrano in questa tipologia.
In Spagna, è notevole la fortuna dell'illustratore Forges(con Coloréitor); in Gran Bretagna è vasta quella di Mel Simone Elliot, specializzata in ritratti di celebrity. La vera star è la scozzese Johanna Basford, autrice di alcuni tra i libri più venduti: Secret Garden, Enchanted Forest e, appunto, Lost Ocean.
Moderni mandala
Collocandosi nella linea della poesia figurale medioevale, caratterizzati da immagini dettagliate, da stemmi araldici e da motivi geometrici, i «libri da colorare per adulti» potrebbero essere interpretati come un'implicita risposta alla fruizione distratta propria della Rete. Un po' passatempo e antistress, piuttosto lontani dalla filosofia meditativa sottesa all'art therapy, hanno sopratutto una funzione empatica. Secondo alcuni psicologi, occupare con il colore sagome prestampate riduce le ansie e dona calma. Essere dediti ad un'attività che richiede concentrazione e cura ci consente di scoprire regioni segrete del nostro universo affettivo. Dedicarci a un'esperienza fondata su precisione ed esattezza aiuta a sviluppare territori inesplorati ella nostra creatività, distogliendoci da preoccupazioni e inquietudini. Molti studiosi ritengono che il movimento della matita o del pastello avanti e indietro all'interno i confini prestabiliti può infondere in noi un certo autocontrollo. Quando ci consegnamo a gesti minimi ed essenziali, come il campire aree già predisposte scegliendo specifiche tonalità, diamo voce a slanci onirici e ad abilità motorie fino a quel momento inespresse. Lo aveva già ricordato Carl Gustav Jung: colorare i mandala indiani può rivelarsi una situazione ipnotica straordinaria per rilassarci e spingerci all'introspezione.
Opere aperte
Recuperando il modello dei libri per bambini e quello dei libri d'artista, questi involontari mandala che sono i coloring book somigliano a opere d'arte, nelle quali si saldano diverse idee di autorialità. Da un lato si incontrano lo scrittore, che agisce come sceneggiatore, intento a pre-visualizzare lo svolgimento di un determinato film: egli concepisce il suo testo disegnato come una «struttura che vuole essere un'altra struttura» (per dirla con Pier Paolo Pasolini), come un luogo di passaggio come un processo in divenire; inoltre, evoca una narrazione, suddivide la trama in scene, definisce i contesti e ordina figure che attendono di essere continuate da noi. Dall'altro lato si situa il lettore, che si comporta quasi come un attore: può sviluppare ulteriormente le complesse iconografie con le quali si misura Gli viene chiesto di personalizzare e di ravvivare orditi già approntati con cromie imprevedibili. Ricorrendo a strategie e a pragmatiche impossibili da prevedere, può rispettare quei «sottotesti», riattraversarli o trasfigurarli. Per proiettarci verso spazi ulteriori.
Dell'oggetto-volume resta solo l'apparenza esteriore, propria di quei paratesti di cui ha parlato Gérard Genette. Ovvero, la copertina, il nome dell'autore, il titolo, le illustrazioni. Simili a vestiboli, queste «soglie» ci conducono dentro stanze delle meraviglie, che ciascuno di noi può arredare come meglio crede. Lungi dall'essere risolto e chiuso, infatti, il coloring book è un medium flessibile, che non chiede di essere solo letto o visto. Senza mai pretendere di «dire» tutto, vuole essere integrato, proseguito. Dispositivo destinato a rimodularsi, può essere sottoposto a infinite reinvenzioni. È come un recipiente dentro cui riporre frammenti della nostra interiorità. Ogni fruitore è invitato ad abbandonarsi a un impeto immaginativo libero indipendente. Che, però, si svolge sempre dentro un solco già tracciato. Come intraprendere un viaggio su sentieri già dissodati.
Pittura-scrittura
Di questo genere di libri ci si può appropriare con prudenza, come tende a fare la maggior parte dei lettori. In tal senso, appare significativo proprio l'approccio dei giovani allievi di Brera. I quali, nel riprendere la lezione di Munari e Rodari, si propongono di giocare con l'arte. Per farlo, assumono e de-figurano parti di Lost Ocean con interventi che si snodano in due passaggi. Dapprima, essi scelgono una singola pagina fotocopiata: e, incuranti di ogni plot, la abitano e la soggettivizzano. In seguito, colorano più fogli: li modificano, li metamorfosano. Talvolta, li rendono illeggibili. Affidandosi a una razionalità eccentrica, sfrenata e ludica, i servono delle mappe delineate alla Basford per dare voce ai loro impulsi fantastici. Animati sempre dalla medesima convinzione: «L'arte deve essere diretta contro la contemplazione (...), contro la passività delle masse paralizzate dallo spettacolo della vita moderna» (Boris Groys).
La fonte di partenza — indicata dagli abissi sottomarini — è la matrice da cui muovere per intraprendere arditi e disinvolti esercizi segnici, cromatici e iconici. E per allestire una fitta drammaturgia di analogie e di corrispondenze. Soheil, Barnaba, Elias, Shulan, e Binta utilizzano i sentieri aggrovigliati della Basford per alimentare reazioni a catena. Impastando ricordi e assonanze, disseminando le carte di ipotesi e di azzardi spesso assurdi. Come decalcomanie che si modificano senza posa. Le tessiture stampate in Lost Ocean sono trattate come fondali sui quali si intrecciano indissolubilmente l momento della pittura con quello della scrittura. Pratiche che, come sottolineava Roland Barthes, sono accomunate dalle medesime qualità: velocità, istinto, agilità.
Grammatica della fantasia
proviamo a spiare adesso i lavori che si stanno componendo di fronte ai nostri occhi. In filigrana, tanti echi. Che rinviano a culture e mondi diversi. Con l'abilità di un calligrafo Soheil Naderi articola una sintassi equilibrata e sapiente di cifre; Barnaba Canali tende a cancellare la base del coloring book, per lasciar affiorare solo alcuni sentieri nascosti; Elias Bertoldo decora con garbo qualche elemento floreale; Wu Shulan usa la pagina come una superficie su cui sigilla l'inizio di un manca vivace e kitsch; Binta Diaw prima accartoccia alcuni fogli de «la Lettura» per modellare piccole sculture che poi avvolge dentro armature di fili di ferro e sistema al centro di alcuni episodi di Lost Ocean.
Ecco che cosa può diventare un coloring book nelle mani di cinque giovani artisti. Partiture di una disincantata sinfonia. Segmenti di un catalogo visionario. Capitoli di una divertita grammatica della fantasia.
Vincenzo Trione, L’arte che non sembra: anche colorare è un modo per creare, in “la Lettura”, il supplemento culturale del “Corriere della Sera”, n. 225, 20 marzo 2016, pp. 30, 31